30 aprile 2015

12 aprile 2015

Lo Zen e il tiro con l'arco di Eugen Herrigel

Riporto qualche passo di uno dei libri più belli sullo Zen che ho letto.

..."Lei deve" rispose il Maestro "tenere la corda tesa come un bambino piccolo tiene il dito che gli si porge. Lo tiene così stretto che non finiamo di meravigliarci della forza di quel minuscolo pugno. E quando abbandona il dito lo fa senza la minima scossa. Sa perché? Perché il bambino non pensa - mettiamo: ora lascio il dito per afferrare quest'altra cosa. Ma, senza riflettere e senza intenzione, passa da una cosa all'altra e si potrebbe dire che egli gioca con le cose se non fosse altrettanto giusto dire che le cose giocano con lui".

"Forse capisco a cosa lei allude con questo paragone" osservai. "Ma non mi trovo in tutta un'altra situazione? Quando ho teso l'arco viene il momento in cui sento che, se il colpo non parte subito, non posso più sostenere la tensione. E che cosa accade allora improvvisamente? Semplicemente questo: mi manca il respiro. E così devo far partire il colpo io stesso, come che vada, perchè non posso più aspettare che parta".

Lei ha descritto anche troppo bene" rispose il Maestro "dove sta per lei la difficoltà. Sa perchè non può attendere che il colpo parta e perchè il fiato le viene a mancare prima che il colpo sia partito? Il tiro giusto nel momento giusto non viene perchè lei non si stacca da se stesso. Lei non è teso verso il compimento, ma attende il proprio fallimento. Finchè le cose stanno così non le resta altra scelta che provocare lei stesso un accadimento che è indipendente da lei, e fintanto che lei lo provoca, la mano non si apre nella maniera giusta - come la mano di un bimbo; non scoppia come il guscio di un frutto maturo".

Dovetti confessare al Maestro che questa spiegazione accresceva la mia confusione. "Ma infine" feci osservare "tendo l'arco e tiro la freccia per colpire il bersaglio. Tendere è dunque un mezzo per uno scopo. Una relazione che non posso perdere di vista. Il bambino non la conosce ancora, ma io non posso più ignorarla".


"La vera arte" esclamò allora il Maestro "è senza scopo, senza intenzione! Quanto più lei si ostinerà a voler imparare a far partire la freccia per colpire sicuramente il bersaglio, tanto meno le riuscirà l'una cosa, tanto più si allontanerà l'altra. Le è d'ostacolo una volontà troppo volitiva. Lei pensa che ciò che non fa non avvenga"...

Link al libro

6 aprile 2015

Parole di Steve Jobs

Siate affamati. Siate folli

Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro.

Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone.

Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario. 

Steve Jobs