Riporto qualche passo di uno dei libri più belli sullo Zen che ho letto.
..."Lei
deve" rispose il Maestro "tenere la corda tesa come un bambino
piccolo tiene il dito che gli si porge. Lo tiene così stretto che non finiamo
di meravigliarci della forza di quel minuscolo pugno. E quando abbandona il
dito lo fa senza la minima scossa. Sa perché? Perché il bambino non pensa -
mettiamo: ora lascio il dito per afferrare quest'altra cosa. Ma, senza
riflettere e senza intenzione, passa da una cosa all'altra e si potrebbe dire
che egli gioca con le cose se non fosse altrettanto giusto dire che le cose
giocano con lui".
"Forse capisco
a cosa lei allude con questo paragone" osservai. "Ma non mi trovo in
tutta un'altra situazione? Quando ho teso l'arco viene il momento in cui sento
che, se il colpo non parte subito, non posso più sostenere la tensione. E che
cosa accade allora improvvisamente? Semplicemente questo: mi manca il respiro.
E così devo far partire il colpo io stesso, come che vada, perchè non posso più
aspettare che parta".
Lei ha descritto
anche troppo bene" rispose il Maestro "dove sta per lei la
difficoltà. Sa perchè non può attendere che il colpo parta e perchè il fiato le
viene a mancare prima che il colpo sia partito? Il tiro giusto nel momento
giusto non viene perchè lei non si stacca da se stesso. Lei non è teso verso il
compimento, ma attende il proprio fallimento. Finchè le cose stanno così non le
resta altra scelta che provocare lei stesso un accadimento che è indipendente
da lei, e fintanto che lei lo provoca, la mano non si apre nella maniera giusta
- come la mano di un bimbo; non scoppia come il guscio di un frutto
maturo".
Dovetti confessare
al Maestro che questa spiegazione accresceva la mia confusione. "Ma
infine" feci osservare "tendo l'arco e tiro la freccia per colpire il
bersaglio. Tendere è dunque un mezzo per uno scopo. Una relazione che non posso
perdere di vista. Il bambino non la conosce ancora, ma io non posso più
ignorarla".
"La vera
arte" esclamò allora il Maestro "è senza scopo, senza intenzione!
Quanto più lei si ostinerà a voler imparare a far partire la freccia per
colpire sicuramente il bersaglio, tanto meno le riuscirà l'una cosa, tanto più
si allontanerà l'altra. Le è d'ostacolo una volontà troppo volitiva. Lei pensa
che ciò che non fa non avvenga"...
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